IN EGITTO.LA CACCIA DELLA JENA


IN EGITTO

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LA

Caccia della Jena

PER

MICHELE LESSONA


Iº MIGLIAIO


ROMA
Casa Editrice A. Sommaruga e C.
3 — Via Due Macelli — 3.

1883


Proprietà letteraria.


Alla Signora

M. E. C.


[9]

I.

Stavamo, al tramonto d'ungiorno d'autunno, sul pendiod'una collinetta, una lieta brigatadi vostri ospiti; ed io narrava d'uncrocchio artistico e letterario torinese,che avea messo nel regolamento il seguentearticolo come condizione d'ammissione:

«Art.... Ogni socio, la sera in cuisarà accolto, narrerà in stile sublime[10]la storia della sua vocazione, e in istiledimesso la storia dei suoi primi amori».

Parlammo di primi amori e di ultimi,comparativamente; si cadde d'accordoche convien lasciar soli a narrare i loroamori i poeti capelluti che vivono sullaanatomia patologica del proprio cuore;e di discorso in discorso contrassi ildebito con voi di narrarvi qualche avventuramia di viaggio: questo debitovengo ora a pagarvi, come soglio pagari debiti, tardi.

La scena è in Egitto, a Khankah (nonpronunzierete mai bene questo nomese non con una spina di pesce confittanella gola): siamo al Nord-est delCairo, una trentina di chilometri discostodalla gran capitale, un po' menodal Nilo, sulle sabbie dove comincia[11]il deserto di Gessen, e proprio là doves'accampano a pernottare, dopo laprima giornata di cammino, le carovaneche dal Cairo muovono versola Mecca.

Dalla parte del villaggio che guardaverso il Cairo, v'ha moschea abbastanzagrande e bella; e una delleprime casipole presso la moschea, nonmeno cadente delle altre, è il caffè.Dentro è una tana buia ove non entranessuno; fuori, due mattoni ritti conun po' di carbone acceso fan da caminetto;una stoia in terra fa da sedile;una stoia stesa sopra, e il fogliamedi un sicomoro, fanno da parasole.

Il gusto di esercitarmi nella linguadel paese e di studiarne i costumim'avea tratto, verso il tramonto di[12]un bel giorno di ottobre, a quel caffè,e me ne stavo accovacciato sulla stoiapresso ai personaggi più segnalati delluogo, il scek beled, o capo del villaggioo sindaco, il cadì o giudice,l'imam o prete della moschea, e qualchealtro: essi vestivano l'abito civiledel paese, caftan, cintura, babbuccee turbante, quel vestimento che gl'Italianiin Egitto chiamano alla lunga:io vestiva alla nizam, cioè come i zuavi,e portava al petto la mezzaluna ottomanasecondo il mio grado militaredi capitano aiutante maggiore. Perquelle misteriose vie il mio destinomi guidava alla toga!

Accosto al caffè v'era la bottega delbarbiere, e veniva ad ogni tratto qualcunoa farsi radere il capo.

[13]

La conversazione era lenta, più il fumareche il parlare; io mandava giùil fumo fragrante che mi veniva dallungo e tortuoso tubo del narghileh,e teneva gli occhi lungamente fisi apone

...

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