IL BUCO NEL MURO


IL
BUCO NEL MURO

STORIA
PUBBLICATA PER CURA

DI

F. D. GUERRAZZI

MILANO
CASA EDITRICE ITALIANA DI M. GUIGONI
1872


Proprietà letteraria.

Tip. Guigoni


[5]

Care ricordanze dì affetto e venture di rado liete, spessissimotriste, e avvicendarsi cotidiano di fratellevoli offici operaronosì, che Domenico e Francesco sieno, come si costumadire, due anime in un nocciolo. Il mio e il tuo non si conoscefra loro; amici sono, quali io penso che ormai nonse ne abbia a trovare più la stampa nel mondo: a malapena forse tu ne potresti cavare la idea nel trattato, scrittoda quell'omaccione che un giorno fu Marco Tullio intornoall'Amicizia; piuttosto ti ci accosteresti dove tu immaginassila domestichezza loro arieggiare quella degli Etiopi,appresso i quali si reputa non pure inurbano ma turpe se loamico dello zoppo accompagnandosi con lui per le vie dellacittà non arrancasse a sua posta; ond'è, che dopo tuttoquesto non ti parrà forte davvero se ti dirò, che essendosirecato l'altro ieri Francesco in casa Domenico, inteso dalla[6]fante com'egli fosse uscito per certe sue faccende, se ne andassediffilato nel suo studio dove assettatosi davanti albanco si mise, senza un rispetto al mondo, a rovistare perle scritture di lui.

Il banco di Domenico è veramente un magnifico arnese,condotto di legni pellegrini con sottile lavoro: glielo donavail padre suo, comecchè questi non si trovasse con gli averiin troppo prospera fortuna, e ciò non mica per superbia,bensì perchè ornando oltre le sue facoltà lo studio al figliuolo,questi riponesse nell'animo, che quando il nostrospirito dà opera alle umane discipline:

Ond'è simile a Dio la nostra mente

ha da penetrarsi di celebrare una cosa solenne, anzi l'accettissimodei sacrifizii al Creatore dell'universo.

Forse è da credere che il padre di Domenico, il quale,per quello che ne afferma il suo figliuolo, fu uomo assai versatonello studio della vita e dei costumi dei nostri uominigrandi, così operando venisse mosso dal concetto medesimo,che persuadeva Niccolò Machiavelli a deporre gli abiti villerecci,e vestire il lucco prima di entrare nello studio, doveo meditabondo consultava i secoli passati, o scrivendo idiscorsi sopra le Deche di Tito Livio legava la sua sapienzaai secoli avvenire.

Di fatti tôrre cotesto banco a Domenico sarebbe stato lostesso che separare il Paganini dal suo Stradivario, o arrisicandopiù oltre, Orfeo dalla sua lira; ed egli, mostrandotalvolta un regolo accomodato con garbo, narrava moltopiacentemente come egli fanciullo, vegliando le intere nottiseduto al banco, certa fiata vinto dal sonno ci si addormentasse,e la lucerna a caso spinta mettesse fuoco al legname,[7]onde il padre da cotesta notte in su cogliendo oraun pretesto, ora un altro, non si coricasse se prima non loaveva veduto andare a letto; la quale cosa egli prese india poco a costumare più pr

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